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Gianluigi Lentini, ex talento di Torino e Milan: dall’incidente alla nuova vita

Dall’ascesa con Torino e Milan al dramma dell’incidente, fino alla nuova vita da imprenditore e talent scout in Piemonte.

Gianluigi Lentini (Carmagnola, 27 marzo 1969) è stato uno dei talenti più luminosi e discussi del calcio italiano degli anni ’90. Cresciuto nel vivaio del Torino, debuttò in Serie A a soli 17 anni, distinguendosi per dribbling, velocità e personalità. Dopo un’esperienza formativa all’Ancona, divenne protagonista del ritorno dei granata in massima serie e trascinò la squadra fino alla finale di Coppa UEFA 1992 contro l’Ajax.

Quell’estate passò al Milan per la cifra record di 18,5 miliardi di lire, diventando il calciatore più pagato al mondo. Con la maglia rossonera vinse tre Scudetti, una Champions League, tre Supercoppe italiane e una Supercoppa Europea, vivendo da protagonista la stagione d’oro del club di Silvio Berlusconi e Fabio Capello.

Il 2 agosto 1993 la sua carriera cambiò per sempre: un terribile incidente d’auto sull’autostrada Torino-Piacenza lo lasciò in coma per due giorni. Si riprese, ma le conseguenze neurologiche ne condizionarono irrimediabilmente il rendimento. Nonostante il ritorno in campo, non fu più lo stesso giocatore.

Negli anni successivi vestì le maglie di Atalanta, Torino e Cosenza, prima di scendere nelle categorie dilettantistiche con Canelli, Saviglianese, Nicese e infine nella squadra della sua città natale, Carmagnola, dove concluse la carriera nel 2012.

Dopo il ritiro Lentini ha scelto una vita semplice, lontana dai riflettori. È diventato imprenditore nel settore agricolo, dedicandosi alla produzione di miele e alla gestione di un ristorante con biliardo, sua grande passione. Successivamente ha lasciato l’attività per divergenze con i soci e oggi collabora come osservatore in Piemonte per il Monza di Adriano Galliani, suo ex dirigente ai tempi del Milan.

Una vita di rinascita e resilienza, quella di Gianluigi Lentini, simbolo di un calcio che non c’è più ma che continua a vivere nel ricordo di chi l’ha visto volare sulle fasce con la maglia granata e rossonera.