Enock Barwuah: «Per farmi giocare in Serie D hanno chiesto soldi a mio fratello Mario Balotelli»
Enock Barwuah accusa il Pavia: “Volevano lo sponsor da mio fratello, poi mi hanno escluso”
Enock Barwuah, attaccante dell’Ospitaletto recentemente promosso in Serie C e fratello dell’ex Nazionale Mario Balotelli, ha raccontato pubblicamente un periodo difficile della sua carriera durante un’intervista al podcast Centrocampo. Al centro del racconto, la stagione 2018-2019 vissuta con la maglia del Pavia in Serie D, che si sarebbe trasformata da opportunità a vera e propria esperienza negativa, tra esclusioni immotivate, pressioni interne e un clima ostile.
Tutto ebbe inizio durante l’estate precedente, quando Barwuah si trovava a Miami. Da lì ricevette una forte richiesta da parte del Pavia, che lo convinse a tornare in Italia e firmare. “Mi volevano a tutti i costi. Poi ho firmato, ma dopo le cose sono cambiate”, ha raccontato. Nonostante un buon rendimento iniziale, il rapporto con la dirigenza avrebbe presto preso una piega inaspettata.
Il momento decisivo, secondo quanto dichiarato, sarebbe avvenuto quando il fratello Mario Balotelli fece visita alla squadra. I dirigenti, approfittando della sua presenza, gli avrebbero rivolto una richiesta diretta di sostegno economico. “Questi qua si inventano che viene a vedermi mio fratello e gli chiedono di dar loro una mano. Ma Mario ha risposto secco: ‘Se devo pagare per far giocare mio fratello, è meglio che vada a lavorare anche lui’”.
Dopo quella risposta, la carriera di Enock al Pavia avrebbe preso una direzione discendente. Iniziò a non vedere più il campo, nonostante prestazioni convincenti in allenamento. Lo stesso allenatore, in privato, avrebbe ammesso l’impossibilità di schierarlo per via di pressioni dirigenziali: “Mi diceva: ‘Io vorrei farti giocare, ma se lo faccio mi mandano via’”.
Con l’arrivo di un nuovo tecnico – persona che Barwuah conosceva da tempo – la situazione non cambiò: “Non mi guardava nemmeno negli occhi, nonostante conoscessi anche suo figlio. Si comportava come se io non esistessi”. Un trattamento che il calciatore ha definito freddo e umiliante.
Il mercato di gennaio avrebbe potuto rappresentare una svolta, ma anche lì le contraddizioni non mancarono. “Quando si aprì il mercato dilettanti volevo andare via. Mi dissero che ero fondamentale, che non se ne parlava. Poi, una volta chiuso, volevano mandarmi via comunque”. La destinazione proposta era il Cuneo, club allora in grave crisi economica, notoriamente in difficoltà nel garantire stipendi ai giocatori. “Dissero che non potevano più pagarmi. Ma io risposi: ‘Dovevate dirmelo prima, non ora che il mercato è chiuso e non ho alternative’”.
Uno degli episodi più emblematici raccontati riguarda una partita contro il Modena. Chiamato in causa a gara in corso, Barwuah contribuì a migliorare il rendimento della squadra. “Mi butta dentro e cambio la partita, abbiamo anche avuto occasioni per segnare. Dopo quella gara il mister mi chiama e mi dice: ‘Adesso fai parte dei titolari, basta condizionamenti’”. Due giorni dopo, l’allenatore fu esonerato.
Secondo quanto dichiarato da Barwuah, lo stesso tecnico – dopo l’allontanamento – si sarebbe sfogato con alcuni tifosi del Pavia, confermando che le sue scelte erano state fortemente limitate. “Era uscito un audio in cui spiegava che lo avevano obbligato a non farmi giocare. Diceva che volevano farmi fuori”.
La situazione peggiorò ulteriormente sotto la nuova gestione. Barwuah ha raccontato un episodio accaduto durante una trasferta a San Marino, in cui venne preferito un attaccante della Juniores: “Mi facevano impazzire. Stavamo perdendo, e invece di farmi entrare hanno chiamato un ragazzo della Juniores, solo per provocarmi”.
Stremato da un ambiente diventato insostenibile, Enock decise infine di lasciare la squadra con due mesi d’anticipo, a patto di ricevere tutti i compensi pattuiti: “Ho detto loro: io me ne vado, ma mi pagate tutto. Non ne potevo più. Mi hanno dato i soldi e sono andato via”.
Nel finale del suo racconto, l’attaccante ha espresso tutta la propria amarezza: “Mi sono sentito dire: ‘Tu non hai bisogno di soldi, sei il fratello di Mario’. E io rispondevo: ‘Se fossi qui come fratello di Mario, starei con lui e mi farei mantenere. Ma sono qui a lavorare come tutti gli altri, quindi meritavo rispetto’”.
Una storia che mette in luce quanto le carriere nel calcio possano essere segnate da fattori esterni al campo, da logiche economiche e personali che nulla hanno a che vedere con il rendimento sportivo. La testimonianza di Enock Barwuah solleva interrogativi profondi sulla trasparenza e sulle dinamiche che governano molte realtà del calcio dilettantistico italiano.
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